Cos'è?
Tema fondamentale della ricerca artistica di Vittorio Boi è il corpo. Non un corpo qualsiasi, ma un corpo vissuto, un corpo proprio presente! Un corpo che, attraverso lo strumento della sensibilità artistica, parla, se adeguatamente interrogato. Nelle sue opere si possono indagare corpi ambigui, corpi in grave e pensosa attesa, corpi che si determinano in stati parossistici di azioni, di comportamento spesso statici, o dinamicamente ironici e senza senso.
Atleti in partenza che non partiranno mai, personaggi che si mostrano nei loro difetti, certi solo della inesorabile sconfitta, scorticati che mostrano lo scandalo umano della loro nuda verità. Verità propria e personale, ma rappresentabile, perciò visibile e plurale. Contagiosa, tragica, soggetta a critica, innegabile, nella sua effettiva presenza come nel nostro corpo. Così si svela una grande evidenza nella trama sottile ed esistenziale di queste figure enigmatiche, fatte per esercitare un dono, quasi oracolare. Parla per sé ma anche per gli altri, per tutti gli esseri umani.
Vittorio Boi, attraverso l’invenzione del meccanismo artistico, artificio eroico, crea una mitologia nuova, spontanea, reale. Credibile perché verificabile nella presenza continua dell’artista, sacra nel senso che traccia confini, limiti esatti, invalicabili. Territorio del limine fra vita e morte dove si colloca l’azione eroica dell’artista. Dove legato alla colonna infame, troneggia il Flagellato, l’eterno enigma: “Ecce Homo!”. Corpo testimone, giudice, colpevole vittima del tribunale dell’esistenza. Ma che nella verità del corpo salva, rivela l’innocente eucarestia del sacrificio quotidiano.
Vittorio Boi sottrae anonime figure, scolpite nel sangue e nella carne, per avviarle alla lotta, animarle nella gloria eroica della resistenza. Alle barricate comuni, e spesso caotiche, di una nuova bellezza di massa in movimento. La loro matrice sarà pure Delacroix e Pellizza da Volpedo, ma i riferimenti più prossimi sono i cancelli degli stadi di calcio e Blade Runner. Corpi che si evolvono e sono resi dinamici dall’appartenere al tempo e allo spazio della vita reale, della vita quotidiana.
Corpo osservato da Vittorio Boi, che ha massa, muscoli, carne, sangue. Forma nobile riferita a Michelangelo, al suo martello-pennello scultoreo. Corpo che non si arrende, ma si arma e lotta. Corpo problematico, nevrotico, rifiutato. Non conforme all’assurda perfezione, automatica, dell’artificio tecnico. Corpo mutilato della morte stessa, falso: nella falsa eternità pretesa. Lapidato, prostituito e conteso sui marciapiede dei mass-media pubblicitari, nei postriboli dei social network che di sociale non hanno nulla. Ma mai corpi della resa, dell’annientamento.
Corpi della coscienza che cercano un riscatto nel sentimento di una vera e comune solidarietà manifesta che sempre il corpo umano cerca e invoca, nella sua plurale e antica antecedenza. Corpo che non si può ignorare. Un corpo cardine esatto della vera storia del dolore, di una storia che si fa cronaca, fotogramma, nel recare traccia e consumo di ognuno di noi, piaga e ferita, di questa agonia continua. Mai corpo della resa, ma corpo della bellezza, corpo di solidarietà e amore, che ci indica il più alto valore possibile: il dono gratuito della vita. Questo insegna l’arte coraggiosa di Vittorio Boi!
La mostra, promossa dall’Associazione culturale Labor nell’ambito del V-Art Festival Internazionale Immagine d’autore, sarà visitabile fino all’11 aprile, con ingresso gratuito, dal mercoledì al sabato dalle ore 18.00 alle ore 20.30. Per info