Intervento del Sindaco Graziano Milia nella seduta del Consiglio Comunale di martedì 8 febbraio sul tema della Giornata del Ricordo iscritto all'Ordine del Giorno.
“Con la legge del 2004 è stata istituita la Giornata del Ricordo, quasi nel timore che significasse in qualche modo compensare l’istituzione della Giornata della Memoria. Io credo che ragionamenti di questo genere debbano essere considerati come un errore profondo e pericoloso, perché se tutti quegli accadimenti qualcosa ci hanno insegnato è che certi fenomeni si verificano molto spesso laddove meno si potrebbe immaginare, in considerazione del livello di crescita culturale di determinati popoli”
“Stiamo parlando di una parte dell’Italia, dell’ex Jugoslavia, territori importanti dal punto di vista culturale e storico. Possiamo pensarla come vogliamo sull’Impero Austro-Ungarico, però sicuramente ha rappresentato una civiltà significativa, di grande livello sotto tanti punti di vista. Eppure lì, in quella parte di Europa così ricca di tradizioni, di cultura, anche politiche e istituzionali, si è verificato quello che poi abbiamo scoperto negli anni. Perché c’è stata una lacerazione storica in quel momento così pesante che ha determinato la scelta di tenere sotto traccia, o non vedere, quello che era accaduto”.
“La storia per certi versi non ci insegna niente, quantomeno in merito a quello che dobbiamo fare domani; tuttavia sicuramente ci insegna quello che non dobbiamo fare. Io credo che quello che è accaduto al nostro confine orientale, a diverse popolazioni, in diversi momenti, visto che ciò di cui stiamo parlando si è sviluppato per alcuni anni ed è terminato sostanzialmente nel ’47, con il riconoscimento alla Jugoslavia di parti del Venezia-Giulia, che era sostanzialmente italiana, con il Trattato di Parigi, che pose definitivamente fine alla Seconda Guerra mondiale”.
“Tanti anni fa uno storico importante, forse uno dei maggiori del secolo scorso, Marc Bloch, il fondatore della scuola degli analisti, di tutta la storiografia francese di cui ogni tanto sentiamo parlare, scrisse in un suo saggio, che si chiamava ‘Apologia della storia’, che il mestiere dello storico è analizzare il passato in funzione del presente e analizzare il presente in funzione del passato. Ecco, credo che quegli episodi, quel momento storico, paradossalmente rafforzino quello che pensava Marc Bloch. Noi dobbiamo avere la capacità di interpretare questi due momenti, passato e presente, mettendoli insieme e avendo la capacità di non distinguerli se davvero vogliamo guardare in avanti, guardare al futuro, e se davvero vogliamo sperare che certe cose non accadano più”.
“Noi sappiamo che in tante parti del mondo queste cose accadono anche oggi. Nella sua bellissima intervista il Santo Padre lo ha ricordato a noi tutti, ha citato anche lui situazioni dove ancora continua il tentativo di annientare, distruggere, quello che si è individuato come avversario, per diversi motivi. Però il nostro impegno deve essere quello di fare in modo che queste cose non si verifichino più. Quello storico, Marc Bloch ha dato una luce; altri hanno lavorato su quel suo saggio, perché lui non poté pubblicarlo. Era uno storico ebreo che morì in Francia durante l’occupazione, fucilato dalle truppe naziste. La sua memoria ci riporta a quei momenti. Il nostro impegno deve essere questo. Hanno ragione la Cadoni, la Perra, quando dicono che dobbiamo ragionare con i giovani, perché, come ricordava anche Piludu, la conoscenza di questi fatti è fondamentale. È poco conosciuta la Giornata della Memoria, io credo che sia ancora meno conosciuta la Giornata del Ricordo. Questo deve essere il nostro impegno continuo, costante, deve esserlo anche nei nostri atteggiamenti individuali, perché è solo così che possiamo insegnare ai giovani che bisogna vivere in un mondo di pace”.
Ulteriori informazioni
Aggiornamento:
10/02/2022, 19:07