Questo fine settimana il primo appuntamento, venerdì 7, prevede la conferenza dal titolo ‘Acque sacre, acque profane. Santuari e templi della Sardegna nuragica’. L’approfondimento è curato dalla Dottoressa Gianfranca Salis, Funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le Province di Oristano e Sud Sardegna. L’avvio dei lavori è previsto per le ore 19 e sarà preceduto come di consueto dalle visite guidate, dalle 17.30 alle 18.45, a cura dell’Archeologa Patrizia Zuncheddu.
Visite in programma anche sabato 8 ottobre, dalle 17 alle 18. A seguire la presentazione del libro ‘Paura di guarire: un racconto autobiografico’, di Ivano Argiolas. Dialogherà con l’autore Manuela Arca. Lo scrittore, classe 1974, in passato ha svolto l’attività di fotografo e ha collaborato alla stesura di diversi spot pubblicitari, cortometraggi e docufilm. Sempre combattendo i problemi causati dalla talassemia, malattia ereditaria molto frequente in Sardegna che lo costringe alle trasfusioni di sangue. Nel 2013 si è sottoposto a New York a un esperimento di terapia genica per tentare di guarire: non ha ottenuto il risultato sperato, ma è stato comunque utile alla comunità scientifica. Attualmente è impegnato nella scrittura sperimentale di un romanzo dal titolo provvisorio ‘Nelle migliori famiglie’.
Domenica mattina ormai classico appuntamento alla Villa Romana. Le visite guidate, previste dalle 10 alle 12, saranno a cura della professoressa Maria Spanedda, Presidente del Gruppo Archeologico Kalaritano. Dalle 17 poi il Nuraghe Diana ospiterà il laboratorio ‘Archeotecnica sull’arte della tessitura nel periodo neolitico e nuragico’, a cura dell’artista Angela Demontis, già partecipe nella mostra ‘Atlantika, Sardegna isola mito’, con tre illustrazioni inedite rappresentanti guerrieri nuragici. Appassionata di storia e arte antica, da anni si occupa di ricerca iconografica in campo storico-archeologico. L’weekend si concluderà poi con altre visite guidate al sito millenario, anche in questo caso con l’archeologa Patrizia Zuncheddu.