Una straordinaria testimonianza, fissata nelle immagini silenziose dell’orrore e tramandata intatta fino ai giorni nostri, come un viaggio a ritroso nel tempo e nello spazio, dentro l’abisso dell’uomo. A Quartu la Giornata della Memoria è impressa nei disegni Walter Lazzaro, il pittore “dei silenzi e delle solitudini”, in città dal 27 gennaio con una straordinaria esposizione curata dal direttore artistico Walter Marchionni in collaborazione con la Fondazione Estetica e Progresso, con l' Archivio della Galleria Lazzaro di Milano e con l'Associazione Culturale Lazzaro Forte dei Marmi.
La mostra “Io. Solo un numero” si concentra, in particolare su una raccolta di 40 disegni realizzati all’interno del campo di Biala Podlaska in Polonia. Ma non solo: dopo gli anni dell'internamento Lazzaro ebbe ancora una ricca produzione artistica divenendo un esponente di spicco della pittura contemporanea: un ampio compendio delle sue opere sarà visitabile al Convento dei Cappuccini dal 27 gennaio al 28 febbraio, con ingresso libero e gratuito. Su richiesta sono previste anche visite guidate: il venerdì alle 16:30 e alle 17:30 con il Curatore Walter Marchionni; il sabato e la domenica alle 16:30 e alle 17:30 con le collaboratrici museali; inotre, per tramite dell'Assessorato alla Pubblica Istruzione, potranno essere prenotate anche dalla scuole superiori. Fra i fondatori della corrente "versiliana", fu il pittore più amato da Giorgio De Chirico il quale paragonava le raffigurazioni marine di Lazzaro ad alcune sue opere metafisiche intitolate “Nature silenti”.
L’inaugurazione della mostra è stata preceduta alle 9.30 dal Consiglio Comunale straordinario convocato nell’Aula Municipale in Piazza XXVIII Aprile alla presenza degli studenti del Liceo Artistico Brotzu di Quartu e con ospite lo storico dell’’arte Giorgio Pellegrini, che ha svolto una prolusione sulla figura di Walter Lazzaro con particolare riferimento alle influenze derivanti dall’esperienza nel lager.
“Un anno fa, con l’avvio del conflitto tra Russia e Ucraina, la storia è entrata prepotente nella cronaca. E allora mai come ora torna attuale quanto dichiarato da James Joyce: la storia è un incubo dal quale sto cercando di svegliarmi”. Con un richiamo all’attualità Pellegrini ha voluto iniziare il suo intervento, rivolgendosi all’ attenta platea di consiglieri e di studenti. Un monito ed un invito al ricordo che passa dalle tappe più buie della Seconda Guerra Mondiale, attraverso la creazione della macchina dell’orrore messa in piedi dalla dominazione nazista, fra cui spiccano i campi di concentramento in Germania e nel resto del continente europeo.
“Oggi rendiamo omaggio agli oppressi, ma occorre ricordare anche gli oppressori. E prendere consapevolezza che quello fu un sistema di potere tra i più orrendi che la storia ricordi. E che è stato per anni padrone dell’Europa. Lazzaro”, ha spiegato Pellegrini “nel 43 è in Albania e dopo l’8 settembre viene fatto prigioniero dalle truppe naziste finendo insieme ai suoi commilitoni in un lunghissimo viaggio prima in Belgio e poi agli estremi confini della Polonia, al confine con la Bielorussia, nel campo 366 di Biala Podolska”.
“Lazzaro con le sue opere ci aiuta a ricordare questo dramma: l’artista rifugge dalla rappresentazione degli aspetti più raccapriccianti della vita nei campi, la sua denuncia si concentra sulla descrizione degli spazi e dei volti. La cifra della sua opera sono i ritratti, riaffermando in ciò con ostinazione il primato dell’umanità che l’orrore dei campi intendeva cancellare per sempre. E’questa umanità che salva Lazzaro e che restituisce dignità alla memoria di quei volti. Un umanesimo profondo che l’artista italiano proclama come vera e propria bandiera della Memoria”
È seguita poi la riflessione del Sindaco di Quartu Graziano Milia. “L’antisemitismo non è nato nella Notte dei Cristalli a Berlino, ma molto prima, sin dalle espulsioni di massa perpetrate dalla Corona Spagnola nel Medio Evo: sintomo che c’era già qualcosa in noi che non andava. Una radice di pregiudizio che si è materializzato nell’immane tragedia avvenuta in Germania, uno degli Stati più progrediti del mondo di allora, sotto tutti i punti di vista, anche culturale. È la conferma”, ha proseguito il Sindaco “di come l’incedere della storia a volte ci riservi delle sorprese imprevedibili. Ma ricordare ci consente di conoscere. E di generare anticorpi per il futuro, non dando mai niente per scontato. Da cosa era giustificato questo antisemitismo? Era un Paese che usciva perdente dalla I Guerra Mondiale e che aveva subito pesantemente le conseguenze della crisi economica globale: ecco perché cercò di individuare un ‘responsabile’, una vittima. Oggi quel rischio e quella tentazione si ripropongono nei fatti dell’attualità: ecco perché è giusto studiare, approfondire, analizzare, e mantenere la guardia sempre alta”.
Dopo il Consiglio Comunale, studenti ed autorità comunali hanno sostato brevemente davanti alla targa della Memoria posta in Piazza Azuni, per poi dirigersi verso il Convento dei Cappuccini, dove si è tenuta l’inaugurazione dell’esposizione. Qui Walter Marchionni, curatore artistico della Mostra, ha voluto leggere una lettera inviata al Sindaco di Quartu da Adriano Corsi, oggi custode dell’Archivio Lazzaro e da sua moglie Sandra, figlia del grande maestro scomparso, ricordando fra l’altro il legame ideale di Walter Lazzaro con la nostra isola in quanto arruolato nei Granatieri di Sardegna durante gli anni della Guerra.
IO. SOLO UN NUMERO. Note sintetiche
Il progetto prevede una raccolta di 40 disegni realizzati da Walter Lazzaro nel lager di Biala Podlaska. Oltre ai disegni sarà ricostruito il percorso antecedente e successivo all’internamento, per evidenziare la correlazione tra lo status umano dell’artista e la sua esperienza di vita in relazione ai luoghi vissuti. Il periodo della prigionia influisce in modo determinante sulle opere di Walter Lazzaro che, per lungo tempo, escludono ogni presenza umana: quasi un rigetto, un rifiuto a raffigurare quelle sembianze che avevano profondamente scosso il suo animo. Per riprendersi dai patimenti fisici e spirituali della prigionia occorrono parecchi anni, durante i quali la pittura di Walter Lazzaro si orienta sull’osservazione dello spazio intorno a sé.
Nella selezione delle opere successive si sottolinea il tema prevalente del paesaggio, per evidenziarne l’accostamento alle frequentazioni di Lazzaro, in primis con Carlo Carrà e Virgilio Guidi, con i quali inaugurarono le stagioni versiliane. La reciproca contaminazione di questi artisti ha generato in ognuno di essi una evoluzione personale e al tempo stesso complementare, pur nei differenti stilemi. Dalla metafisica degli anni ’30 al periodo “Trascencentale” (Carrà).
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Aggiornamento:
02/02/2023, 09:23