Chiesa Santa Maria di Cepola

La chiesa di Santa Maria di Cepola, ubicata in un’area interessata da preesistenze tardo romane, è documentata sin dall'XI secolo.

Data:
5 gennaio 2022

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La chiesa di Santa Maria di Cepola, ubicata in un’area interessata da preesistenze tardo romane, è documentata sin dall'XI secolo.

Descrizione

La chiesa di Santa Maria di Cepola, ubicata in un’area interessata da preesistenze tardo romane, è documentata sin dall'XI secolo, periodo in cui circondava l'antico villaggio di Cepola, dal quale prende l'appellativo. Nel 1089 figura tra le chiese che il giudice di Cagliari Costantino donò all'Ordine dei vittorini. Nel 1119 l'arcivescovo di Cagliari Guglielmo riconfermò il possesso della Basilica di San Saturno di Cagliari e delle sue pertinenze, tra cui appunto Santa Maria di Sebollu. L'ultima testimonianza attestante la proprietà dei vittorini è una lettera del 1218 in cui il papa Onorio III confermava la protezione apostolica per il monastero di San Vittore ed elencava i possedimenti e le chiese dipendenti. Non è noto quando l'edifico cessò di essere proprietà dei vittorini ma già nel 1341 la chiesa risulta nel registro delle decime versate all'arcivescovo. L'edificio col tempo cadde in abbandono a causa probabilmente del poverissimo reddito a essa attribuito. Alcuni documenti dell'inizio del XVIII secolo attestano comunque che fu in parte ricostruito nel XVII secolo. Già da quel periodo l'edificio era per la città un importante centro di culto per la Vergine; nel 1689 era denominato la Iglesia de la Conception e spesso nei secoli successivi, fino al XIX secolo, è individuata con i nomi di Cibuddas, Chibuddas, Cipolla.

La facciata dell'edificio, l'unica ad essere interamente visibile dal cortile, è realizzata in muratura a sacco coperta di intonaco e ha il terminale piatto coronato da merli dentati, secondo un uso gotico catalano affermatosi in Sardegna probabilmente nel San Giacomo di Cagliari e protrattosi per tutto il XVII secolo. La sovrasta un semplice campanile a vela, a una sola luce dall'arco a tutto sesto, in asse con la finestrella rettangolare e la sottostante porta della stessa forma.

Il fianco destro dell'edificio, inserito nel cortile di una delle case confinanti è in parte in pietrame e malta come la facciata, in parte in bei conci regolari legati da poca malta, secondo una tecnica tipicamente romanica. Al centro della muratura è visibile una centina ad arco a tutto sesto che incorniciava una porta attualmente murata. Del prospetto sinistro, quasi completamente nascosto dalla costruzione adiacente, è visibile solo la parte alta, che presenta caratteristiche costruttive analoghe a quelle del prospetto destro. Entrambi i muri sono stati certamente sopraelevati rispetto a un primo impianto della chiesa. Il corpo dell'abside è inghiottito dalla casa retrostante e il paramento esterno non è visibile perché mascherato da una tramezzatura.

Internamente la chiesa ha una sola navatella, conclusa a oriente dall'absidiola semicircolare realizzata in opera quadrata anche nell'archivolto, oggi lievemente ogivale. L'abside, voltata a semicatino, presenta al centro una piccola monofora dall'arco a pieno centro e dalla strombatura verso l'interno;  l'arco che la incornicia è impostato su due mensole: quella sinistra è costituita da listello e quarto di cerchio, simile a quelle che interrompono l'arco della absidi della chiesa vittorina di San Lorenzo in Cagliari; l'altra è invece resa illeggibile dall'usura. Sull'alto dei muri laterali si aprono due semplici finestre rettangolari, simili a quella del prospetto principale. La copertura, in legname, risale a due periodi diversi, ben leggibili dalle differenze dell'intradosso.

Orari di apertura

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Ulteriori informazioni

Aggiornamento:
05/01/2022, 12:42

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