L'edificio, costruito nel XIV sec. è certamente esistente dopo il 1325 e si presenta oggi con impianto molto prossimo all'originale. Taluni influssi catalani sono riscontrabili nel gusto della disposizione a ventaglio dei conci delle porte di ingresso con arco a sesto acuto.
Descrizione
L'edificio, costruito nel XIV sec. è certamente esistente dopo il 1325 e si presenta oggi con impianto molto prossimo all'originale. Taluni influssi catalani sono riscontrabili nel gusto della disposizione a ventaglio dei conci delle porte di ingresso con arco a sesto acuto.
Dal 1599 in poi sono noti numerosi documenti relativi all’impianto. Alla chiesa infatti venivano fatte numerose donazioni, di cui riferiscono alcuni atti di censo, il più antico dei quali datato 1639. Nel 1777 e nel 1847, quando era già dentro il centro abitato, e sicuramente fino al 1872, la chiesa era officiata dai padri Cappuccini del vicino Convento di San Francesco. Tuttavia già dagli inizi del XX secolo l’edificio era adibito a usi profani: dal 1910 al 1939 ad esempio venne utilizzato come aula scolastica. Cadde poi in disuso per qualche tempo per poi di essere restituito alla parrocchia di Sant’Elena. Dopo i restauri del 1966, venne nuovamente consacrata per officiare messa in occasione della festa del Santo. Gli arredi attualmente esistenti all'interno sono pochi e modesti; tra questi si segnala una campana datata 1717, un pulpito ligneo del secolo scorso e due piccoli simulacri di San Benedetto e Santa Scolastica scolpiti da uno scultore sardo del Settecento.
L'edificio mostra il prospetto sulla via Marconi, mentre il fianco destro e il prospetto posteriore si affacciano sul vico San Benedetto. Realizzato con linee assai semplici ed essenziali, è costituito da una muratura in pietrame non squadrato, rinforzato nei quattro cantoni da robusti conci disposti in file sfalsate, secondo una tecnica che compare in alcuni edifici di impianto romanico, come il Castello di Sanluri, in un momento di transizione col periodo gotico-italiano. L'interno della Chiesa è realizzato secondo moduli tardo romanici già in collisione col gotico, propri di architetture religiose della fine del Duecento o dei primi del Trecento, come il nostro San Pietro di Ponte o il San Pietro di Villa San Pietro. Presenta infatti una sola navata dalle proporzioni allungate, coperta da incannucciato su capriate e conclusa a Sud-Est da un'abside semicircolare, il cui semicatino si risolve, all'esterno, in una copertura quasi piatta. L'abside riecheggia per modi e proporzioni quella della chiesa quartese di Nostra Signora del Buoncammino e, per quanto riguarda l'interno, quella della Chiesa di San Gregorio di Sardara.
L'architettura dei due portali, l'uno aperto sul prospetto principale, l'altro sul fianco destro, è caratterizzata, all'esterno, da una cornice di conci, un arco a sesto acuto saliente, aguzzo e incisivo; all'interno tale cornice si risolve in un arco a sesto ribassato e impostato su alti piedritti, entrambi costituiti da conci diseguali. Al contrario degli esempi simili presenti nel citato San Gregorio e nella Chiesa del Carmine a Mogoro, essi presentano un evidente influsso catalano nel gusto della disposizione a ventaglio dei conci della centina.
L'analisi della struttura complessiva dell'edificio lascia immaginare che l'edificio non abbia subito nel tempo sostanziali interventi di modifica dell'impianto originario. I registri della Causa Pia documentano fin dal 1659 numerosi interventi di manutenzione e l'esistenza di una una lola o porchada, ovvero di un loggiato costruito prima del 1660 ma di cui non sono noti né l'ubicazione, né i particolari architettonici.
L'edifico, caduto in disuso rapidamente, è stato quasi completamente spogliato degli arredi e di molte parti architettoniche.
Orari di apertura
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Ulteriori informazioni
Aggiornamento:
05/01/2022, 12:01